[vc_row][vc_column][vc_column_text]In questo periodo di emergenza sanitaria, moltissimi studi odontoiatrici hanno deciso di chiudere ed anche quelli che gestiscono solo le “emergenze” hanno di fatto quasi azzerato le entrate.I vari DPCM, ed anche gli interventi di ENPAM, sia quelli legati a chi è in quarantena, che quelli futuri dopo il via libera dei ministeri vigilanti, hanno a messo a disposizione di imprese e professionisti per limitare i danni economici derivanti dalla chiusura obbligatoria a causa del contagio del Covid-19
“Il problema principale che gli studi stanno affrontando in questo periodo è la copertura dei costi fissi in mancanza di incassi”, ci dice Depedri. “Un problema non da poco, il cui peso varia al variare delle dimensioni della struttura”.
Per costi fissi, ci spiega, in questo caso specifico si intendono quelli che hanno come conseguenza anche un’uscita in termini monetari. “Non a tutti i costi, infatti, corrisponde anche un relativo movimento finanziario. Sono tali, ad esempio, gli ammortamenti o il costo annuo del T.F.R.”.
Uno studio di piccole dimensioni (titolare e assistente alla poltrona con funzioni anche di segreteria) ha un livello di costi fissi sicuramente inferiore a quello di una realtà di medie-grandi dimensione (più soci, collaboratori esterni, assistenti alla poltrona, impiegate area amministrativa) con differenti difficoltà nella copertura attraverso l’esecuzione e l’incasso di prestazioni odontoiatriche.
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